Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 25 giugno 2013 Italia è un paese meraviglioso, ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio, affetto da una malattia molto grave: il consumo di territorio. Un fenomeno che avanza ogni giorno di più, al ritmo di 250 mila ettari all’anno, e che riguarda tutte le Regioni. Dal 1950 ad oggi, un’area grande come tutto il Nord Italia è stata seppellita sotto il cemento. Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di auto-riprodursi è sempre più vicino. Ma in pochi sembrano curarsene. Pianure, coste, pendenze montane, colline sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e asfalto. Non vi è un angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazione edilizia, residenziale, industriale; grandi opere autostradali e ferroviarie, porti e aeroporti turistici e militari. Siamo in molti, e tra questi fortunatamente i Sindaci delle Buone Amministrazioni (che hanno creato il manifesto per il «No al consumo di territorio»), a pensare che non si possa più andare avanti così. La natura, la terra e l’acqua non sono risorse infinite. Il nostro Paese, da nord a sud, è a rischio di dissesto economico ed ogni anno paga prezzi insostenibili in termini di vite umane, disastri, distruzione di paesi ed economie. Sono danni ormai incalcolabili. Il patrimonio paesaggistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura va verso un impoverimento senza ritorno e le peculiarità di ogni città scivolano in un unico, uniforme contenitore indistinto di forme e colori che si allunga e si allarga togliendo definizione e contorni allo spazio urbano compatto. Si è perso il senso del limite ed alche quello del «limen», il confine tra luoghi e funzioni. Eppure, a fronte di tre milioni di ettari di terreno agricolo consumato, asfaltato o cementificato, solo negli ultimi 15 anni, assistiamo a decine di migliaia di capannoni e case sfitte. Il Trentino e Trento non si sottraggono purtroppo a questo trend negativo. Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento dei centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi, mobilità e infrastrutture, con costi molto alti per la collettività. E così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti, dando vita a quella che si può definire «la città continua»: periferie urbane, quartieri-dormitorio senz’anima, per arrivare a quella che si chiama in architettura «conurbanizione». Tutto diventa città. Ma gli amministratori, comunali e provinciali, possono fare scelte diverse, sposando una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di territorio e alla cosiddetta «crescita zero», che porta ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Alla base delle azioni amministrative che molte città d’ Italia stanno compiendo c’è un forte movimento d’opinione, che comincia a farsi strada anche da noi. Perché le nostre amministrazioni comunali e provinciale devono andare in questa direzione? Perché il suolo ancora non cementificato non può essere usato come moneta corrente per i bilanci comunali; perché è necessario ripristinare un corretto equilibrio tra uomo e ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica), che della qualità del paesaggio; perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile; perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, drenano le acque, rilasciano frescura in estate, possono essere coltivate; per senso di responsabilità verso le generazioni future; per offrire ai cittadini l’esempio di una via alternativa all’attuale modello di sfruttamento delle risorse, in questo caso della risorsa suolo; è necessario mettere in atto nel breve periodo una moratoria alle lottizzazioni e al consumo di territorio non urbanizzato con nuove edificazioni; mappare case sfitte e capannoni in disuso; costruire prevalentemente su aree già urbanizzate, salvaguardando il patrimonio storico, paesaggistico, architettonico della nostra città. Lucia Coppola |
LUCIA COPPOLA |
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